Questo è uno degli strumenti che attualmente utilizzo di più come metodo di inquadramento per comprendere il processo personale di un cliente. Si tratta di un semplice schema geometrico che ho imparato per la prima volta durante la mia formazione di Master in Psicoterapia Integrativa e che è stato il quadro di riferimento fondamentale durante l’intera formazione. Da allora l’ho utilizzato nella mia pratica e nei miei ritiri, rendendomi conto che si tratta di un metodo molto utile e semplice per riuscire a inquadrare rapidamente l’accesso al processo personale attraverso la narrazione dei clienti. Questo triangolo ti permette di identificare gli aspetti chiave di un processo e ti guida anche nell’approccio all’ascolto, alla comprensione e all’intervento del processo che la persona sta attraversando.
In ogni viaggio di guarigione e di scoperta di sé, arriva un momento in cui iniziamo a capire quanto la nostra vita sia guidata da schemi inconsci: pensieri automatici, convinzioni limitanti e strategie di autoprotezione che un tempo ci tenevano al sicuro ma che ora ci bloccano.
Uno dei modi più efficaci per portare consapevolezza a questi schemi è integrare le moderne tecniche cognitive con una comprensione più profonda delle ferite emotive e dei meccanismi di protezione interiore.
In questo articolo introdurrò una struttura semplice ma potente: il Triangolo della Consapevolezza: Costo – Ferita – Strategia – e mostrerò come può essere combinato con le intuizioni di The Feeling Good Handbook del Dr. David D. Burns per supportare facilitatori, terapeuti e studenti nella loro crescita personale e professionale.
Capire il triangolo
Alla base di questo approccio c’è un’idea semplice:
Ogni convinzione limitante o lotta emotiva ricorrente può essere ricondotta a tre dimensioni interconnesse:
- Strategia: lo schema o la convinzione che utilizziamo per proteggerci dal dolore.
- Ferita: la ferita emotiva o il bisogno non soddisfatto alla base di questo schema.
- Costo: il prezzo personale, relazionale e spirituale di continuare a vivere con quella vecchia protezione.
Questi tre punti formano un triangolo di consapevolezza che guida il facilitatore e il cliente dalla superficie del pensiero verso la profondità della guarigione e dell’integrazione.
1. La strategia: Il meccanismo di protezione
Ogni schema difensivo inizia come un adattamento intelligente.
Perfezionismo, controllo, piacere alle persone, distacco emotivo: sono tutti modi che la psiche ha imparato per evitare il rifiuto, il fallimento o la sopraffazione emotiva.
Nella terapia cognitiva, questi pensieri protettivi appaiono come pensieri automatici – interpretazioni istantanee di eventi che sembrano veri ma che spesso riflettono la paura piuttosto che la realtà.
Ruolo del facilitatore:
Porta la curiosità nella strategia, non il giudizio.
Chiedi:
- “Cosa stai dicendo a te stesso in questo momento?”.
- “Da cosa stai cercando di evitare o di proteggerti?”.
- “In che modo questa convinzione ti ha aiutato a sopravvivere in passato?”.
Riconoscere la strategia come uno strumento di sopravvivenza del passato permette di entrare nella compassione. Si sposta il processo da “Cosa c’è di sbagliato in me?” a “Cosa ho imparato a fare per rimanere al sicuro?”.
2. La ferita: L’origine emotiva
Sotto ogni strategia si nasconde una ferita: lo strato più profondo di dolore, bisogno non soddisfatto o memoria emotiva contro cui la strategia si difende.
È qui che il lavoro si sposta oltre la riorganizzazione cognitiva e l’integrazione emotiva.
Quando un cliente dice: “Se fallisco, significa che non valgo niente”, la vera ferita potrebbe essere l’esperienza precoce di amore condizionato o di vergogna. La mente ha costruito una strategia (“Devo sempre avere successo”) per proteggersi dal provare di nuovo quel dolore.
Ruolo del facilitatore:
Invita alla presenza, all’empatia e alla lentezza.
Chiedi:
- “Se questa convinzione fosse vera, cosa significherebbe per te?”.
- “Quando hai provato per la prima volta qualcosa del genere?”.
- “Quale sensazione eviti quando appare questo schema?”.
L’obiettivo non è analizzare, ma sentire: lasciare che il vecchio dolore venga affrontato con la compassione e la consapevolezza dell’io adulto.
È qui che inizia la vera integrazione.
3. Il costo: Il prezzo della protezione
Ogni strategia ha un costo.
Può averci protetto da bambini, ma in età adulta limita la nostra capacità di relazionarci, esprimerci e vivere liberamente.
L’esercizio dell’analisi costi-benefici di Burns rispecchia perfettamente questo aspetto: scrivere i vantaggi e gli svantaggi del mantenimento di una convinzione aiuta il cliente a capire come questa crei sofferenza.
Ruolo del facilitatore:
Rendi visibili i costi – con delicatezza, senza spingere al cambiamento.
Chiedi:
- “In che modo questa convinzione influisce sulla tua pace, sulla tua energia e sulle tue relazioni?”.
- “Quanto ti costa continuare a proteggerti in questo modo?”.
- “Cosa potrebbe diventare possibile se non avessi più bisogno di questa difesa?”.
La consapevolezza dei costi apre naturalmente le porte alla trasformazione.
La psiche rilascia ciò che non serve più quando si sente vista, non costretta.
4. Integrazione: Compassione e riformulazione
Una volta che la ferita è stata affrontata e il costo è stato riconosciuto, la mente e il cuore sono pronti per l’integrazione, sostituendo la vecchia convinzione di sopravvivenza con una prospettiva più vera, più gentile e più consapevole.
In questo caso, le domande socratiche di Burns si fondono magnificamente con la rieducazione terapeutica:
- “Cosa diresti alla versione più giovane di te che si sente così?”.
- “Riesci a capire che questa convinzione aveva senso all’epoca, ma non è necessaria adesso?”.
- “Come ci si sente a credere a qualcosa di più compassionevole e vero?”.
L’integrazione non è solo un’intuizione intellettuale, ma anche una coerenza emotiva.
È il momento in cui il corpo, la mente e l’anima si allineano nel riconoscimento: “Ora sono al sicuro. Non ho più bisogno di vivere nella paura”.
5. Rinforzo: Vivere la nuova verità
La trasformazione diventa reale quando viene praticata.
Incoraggia i clienti o gli studenti a tradurre le intuizioni in azioni quotidiane:
- Parlare in modo sincero invece di compiacere.
- Riposare invece di sovraperformare.
- Chiedere aiuto invece di isolarsi.
Chiedi:
- “Come sarebbe vivere secondo questa nuova verità?”.
- “Come ricorderai questo cambiamento quando si presenteranno i vecchi schemi?”.
Il rinforzo trasforma la consapevolezza in incarnazione, il vero obiettivo del lavoro di integrazione.
Lo strumento mnemonico: S.W.C.I.R.
Per rendere questo processo più facile da ricordare durante una sessione o una facilitazione di gruppo, usa questa semplice sequenza:
| Lettera | Passo | Focus | Domanda guida |
|---|---|---|---|
| S | Strategia | Identificare la protezione | “Cosa fai per stare al sicuro?”. |
| W | Ferita | Contatta il dolore | “Quale sentimento stai evitando?” |
| C | Costo | Riconoscere il prezzo | “Quanto ti costa adesso?”. |
| I | Integrazione | Porta compassione e nuova verità | “Quale nuova convinzione ti fa sentire più amorevole?”. |
| R | Rinforzo | Ancorati alla vita | “Come puoi vivere questa nuova verità?”. |
Questo modello S.W.C.I.R. può servire come mappa mnemonica per terapeuti e facilitatori, guidandoli in modo naturale dalla cognizione all’emozione, dall’intuizione all’incarnazione.
L’essenza dell’integrazione
Guarire non significa eliminare le nostre strategie o cancellare le ferite del passato.
Si tratta di vederle chiaramente, capire le loro origini e allinearle con la nostra verità attuale.
In qualità di facilitatori e terapeuti, il nostro compito non è quello di risolvere, ma di essere testimoni – di mantenere il processo del cliente in un campo di curiosità, compassione e coerenza.
Quando la consapevolezza è presente, la trasformazione avviene da sola.
Riflessione finale
Il Triangolo della Consapevolezza ci ricorda che dietro ogni convinzione limitante si nasconde un bambino ferito, una strategia protettiva e un desiderio nascosto di libertà.
Quando incontriamo tutte e tre le cose con presenza e amore, non abbiamo più bisogno di “guarire”: ricordiamo semplicemente chi siamo veramente.





